La storia di Stefania Romanelli, il medico-mamma dei bimbi africani
- Angela Nicoletti
- 11 mag
- Tempo di lettura: 3 min
Stefania Romanelli è una madre, ma non solo per i suoi figli biologici. Stefania è la madre di tutti i bambini che ha incontrato nel suo cammino, quelli che ha curato, che ha abbracciato con il cuore e con le mani, che ha dato speranza anche quando la vita sembrava averla loro tolta. Ogni anno, diverse volte all’anno, Stefania parte da Cassino per dirigersi verso l’Africa, un continente che l’ha adottata come una figlia. È lì che svolge la sua missione, là dove la sofferenza è una condizione quotidiana, ma anche dove la speranza è un bene prezioso che va coltivato con amore e coraggio.
Ogni volta che Stefania parte per l’Africa, non è solo una professionista che si reca in un’altra parte del mondo a prestare le sue competenze mediche, è una donna che abbandona la sua zona di comfort per mettersi al servizio di chi ha bisogno. Le sue mani non sono solo strumenti di cura, sono mani che raccontano storie di lotta, di riscatto, di affetto.
Durante i suoi viaggi, Stefania non è solo un medico, è una madre. Una madre che accoglie i bambini orfani, che offre loro un po’ di quella tenerezza che spesso è mancata nelle loro vite. Una madre che cura non solo il corpo, ma anche lo spirito, che guarda negli occhi quei piccoli e sa vedere oltre le loro sofferenze. Le sue azioni sono concrete, tangibili, ma anche piene di una dolcezza che trasforma ogni gesto in un atto di amore. Come quella volta in cui, durante una missione, si è trovata di fronte a una madre sola con cinque figli, di cui uno con gravi disabilità motoria. Non è stata solo la medicina a fare la differenza, ma l’empatia e il senso di appartenenza che Stefania ha trasmesso loro: “Non siete soli, io sono qui con voi”.
In questo giorno della festa della mamma, il pensiero di Stefania si intreccia con quello di tutte le madri che, ogni giorno, combattono per la loro famiglia. Non solo quelle che sono accanto ai propri figli biologici, ma tutte quelle madri che, come Stefania, si prendono cura dei bambini che la vita ha messo loro accanto. Mamme che si svegliano ogni mattina con la speranza di poter fare la differenza, anche quando le difficoltà sembrano insormontabili.
“Camminiamo con loro”, ci dice Stefania. E così è. In ogni passo che fa, Stefania non è sola. Ogni suo viaggio, ogni sua scelta, ogni suo gesto è il frutto di un cammino condiviso con chi le sta accanto, con chi condivide il sogno di un mondo migliore. Ma Stefania ci ricorda anche un’altra verità: il cammino verso chi è nato dalla “parte sbagliata” non è mai facile. Non ci sono scorciatoie, non ci sono risposte facili. Ma fermarsi, guardare in faccia la sofferenza e rispondere con ciò che si ha, è il primo passo per costruire qualcosa di grande.
Ogni volta che Stefania torna a casa, porta con sé le storie di quei bambini, quelle immagini che nessuno può dimenticare, ma che non sono solo sofferenza. Sono anche racconti di speranza, di un piccolo passo avanti che, ogni giorno, diventa un po’ più grande. Stefania non è solo una madre per quei bambini lontani, è un faro che illumina il cammino di tutti noi, che ci ricorda che la vera forza sta nel non fermarsi mai, nel continuare a camminare insieme a chi ha bisogno.
In questo giorno speciale, il mio pensiero va a lei, a tutte le madri del mondo, a tutte quelle donne che, come Stefania, si fanno madri anche quando non è richiesto. A quelle madri che non si fermano mai, che non voltano mai le spalle, che camminano con i loro figli, con i bambini di tutto il mondo, senza chiedere nulla in cambio, se non che quel piccolo passo fatto insieme possa cambiare il destino di una vita.
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