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Anna, 17 anni, la ragazza dei sogni spezzati. E di chi a 17 anni sceglie il buio

  • Immagine del redattore: Angela Nicoletti
    Angela Nicoletti
  • 19 mag
  • Tempo di lettura: 2 min

di Angela Nicoletti


Aveva solo 17 anni Anna, ed è morta durante il suo primo giorno di lavoro. Un incidente tragico, assurdo, avvenuto a Venezia: la giovane studentessa dell’Istituto Nautico è caduta in acqua mentre scendeva da un catamarano appena ormeggiato. Una cima, forse un’onda, poi la caduta. È rimasta impigliata nell’elica dell’imbarcazione: il comandante si è tuffato per cercare di salvarla, ma era già troppo tardi.


Anna sognava il mare. E proprio il mare le ha voltato le spalle. È morta così, in silenzio, mentre cercava di scendere da un catamarano. Una cima, forse un’onda, poi la caduta e quell’elica che non ha lasciato scampo. Sott’acqua, sotto quello stesso cielo che avrebbe voluto solcare da capitana della sua vita. E allora non si può non pensare a tutto quello che Anna rappresentava, e che tanti coetanei oggi stanno tradendo.


Sì, perché a 17 anni c’è chi sceglie di alzarsi all’alba per lavorare, sperare, mettersi alla prova, e c’è chi a 17 anni impugna un coltello, spaccia ai ragazzini, picchia i genitori, uccide per noia o per rabbia. C’è chi ha ancora negli occhi il luccichio dei sogni e chi ha già il cuore spento dal buio dell’indifferenza o della violenza.


Anna non ha fatto nulla per morire, ma tutto per vivere. Ha affrontato il suo primo giorno di lavoro con l’entusiasmo e la timidezza di chi spera che quella giornata possa essere l’inizio di qualcosa. Forse un lavoretto estivo, forse un piccolo stipendio da mettere da parte. Nulla di straordinario, se non la straordinarietà della sua normalità.


Il dolore della sua famiglia, dei suoi amici, di chi l’ha vista uscire quella mattina con la divisa e il sorriso, è il dolore di un’Italia che troppo spesso ignora i suoi ragazzi migliori. Quelli che non fanno rumore, non cercano visibilità, ma costruiscono la propria strada giorno dopo giorno.


E allora oggi, mentre ci indigniamo per l’ennesimo adolescente che distrugge, che uccide, che semina violenza, ricordiamoci di Anna. Di quella ragazza di Treviso, che voleva solo una vita semplice e dignitosa. Una di quelle giovani donne che rendono questo Paese più pulito, più forte, più umano.


Non lasciamo che la sua storia finisca sott’acqua come il suo ultimo respiro. Parliamone. Raccontiamola. Onoriamola, ogni volta che vediamo una ragazza con lo zaino in spalla al mattino presto, ogni volta che incontriamo un giovane che lavora, che ci crede, che sogna.

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