
Minori non accompagnati e violenza urbana: la ferita aperta di Cassino
- Angela Nicoletti
- 5 ott
- Tempo di lettura: 3 min
di Angela Nicoletti
Cassino è una città che da sempre accoglie. Crocevia di popoli, sede universitaria a vocazione internazionale, culla di cultura e tolleranza. Eppure, da mesi, il centro urbano vive una trasformazione preoccupante. Ogni fine settimana, le cronache locali riportano episodi di risse, aggressioni, accoltellamenti. Protagonisti, troppo spesso, giovanissimi — molti dei quali ospiti di case famiglia per minori stranieri non accompagnati.
Nei giorni scorsi, ad esempio, una lite scoppiata in piazza Diamare per futili motivi è degenerata in una rissa violenta che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e del pronto soccorso. In un’altra occasione, in via Del Carmine, un incendio ha danneggiato un’auto parcheggiata davanti a un locale, un gesto che ha acceso paura e tensione in tutta la città. Episodi di accoltellamenti durante la movida non sono più rari, segno di un malessere che va oltre il semplice scontro tra bande.
Il Procuratore capo della Repubblica di Cassino, Carlo Fucci, ha più volte sottolineato l’importanza di distinguere tra gli stranieri che cercano di integrarsi, studiare e lavorare onestamente, e chi invece si rende protagonista di atti di violenza o illegalità. Il suo lavoro, insieme a quello delle forze dell’ordine e degli enti locali, punta a garantire sicurezza e legalità, preservando un clima di convivenza civile e di rispetto reciproco.
Una questione centrale è la gestione dei minori non accompagnati, una realtà delicata che si intreccia con le difficoltà del territorio. Questi ragazzi, spesso arrivati da contesti di guerra, povertà e violenza, meritano tutela e opportunità concrete. Per questo motivo esistono leggi e regolamenti, come la legge nazionale 47/2017 (la cosiddetta “Legge Zampa”), e i decreti legislativi che stabiliscono che ogni minore ospitato debba essere seguito da figure educative qualificate, inserito in percorsi di inclusione chiari e verificabili, e accompagnato con un controllo costante, soprattutto nelle ore notturne.
Purtroppo, però, il sistema non funziona sempre come dovrebbe. Troppe volte, infatti, le case famiglia e le cooperative che ospitano questi minori mostrano carenze nella sorveglianza e nella gestione quotidiana, soprattutto nelle ore serali e notturne. Questa mancanza di controllo – che dovrebbe essere responsabilità diretta delle strutture, sotto la supervisione della Prefettura e degli enti territoriali – lascia molti giovani senza adeguato supporto e vigilanza, facilitando situazioni di disagio che sfociano in comportamenti violenti o pericolosi.
A chi compete quindi il controllo? In primo luogo, le strutture di accoglienza devono garantire la presenza di educatori e operatori 24 ore su 24. La Prefettura, in quanto autorità responsabile della gestione dei flussi migratori e della supervisione delle strutture, ha il compito di verificare che le cooperative e le case famiglia rispettino gli standard e le normative. Il Comune, dal canto suo, deve collaborare in modo attivo, mentre le forze dell’ordine intervengono per la sicurezza pubblica e per azioni di prevenzione.
La realtà, però, mostra spesso una disconnessione tra norme e applicazione pratica. La sentenza del giugno 2024, conseguenza dell’indagine “Welcome to Italy”, che ha condannato 21 persone per truffa e sfruttamento legati al sistema di accoglienza, ha messo in luce le falle di un sistema talvolta gestito in modo opaco e inadeguato. Una sentenza che avrebbe dovuto segnare una svolta, ma che a oggi sembra non aver prodotto cambiamenti strutturali sufficienti.
L’assenza di controlli continui e rigidi favorisce il proliferare di comportamenti che minano la sicurezza urbana e il tessuto sociale di Cassino. La percezione di insicurezza cresce, così come la sfiducia verso l’intera comunità straniera, un effetto ingiusto che colpisce quei tanti giovani e famiglie che invece rispettano le regole e cercano di integrarsi con onestà.
Serve un rinnovato impegno istituzionale, una sinergia reale tra Prefettura, Comune, forze dell’ordine, Procura e cooperative, per assicurare che le normative esistenti vengano applicate pienamente. Solo così si potrà garantire ai minori non accompagnati una reale tutela e a Cassino una sicurezza condivisa.
Cassino è una città aperta e accogliente, ma la tutela del territorio e delle persone deve essere al centro dell’azione pubblica, per costruire insieme un futuro di inclusione e legalità.













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