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“Mamma la pizza la faccio io”: quando l’inclusione ha il profumo del forno caldo

  • Immagine del redattore: Angela Nicoletti
    Angela Nicoletti
  • 16 lug
  • Tempo di lettura: 2 min

di Angela Nicoletti


C’è qualcosa di profondamente ingiusto nel dover dire “no” a un bambino. No, non puoi mangiare quella torta. No, la merenda della scuola non è per te.

No, oggi alla festa non c’è niente che puoi assaggiare.


Per chi non vive certe realtà, può sembrare una rinuncia da poco. Ma per un bambino che scopre di essere celiaco, ogni “no” è un piccolo strappo nell’infanzia. È sentirsi fuori, diversi, fragili. È non potersi sedere allo stesso tavolo con gli altri, non per mancanza di voglia, ma per necessità.

E così, quello che dovrebbe essere un gioco – come mangiare una fetta di pizza con le mani sporche di farina – diventa una sfida.


Per questo eventi come “MAMMA, la pizza la faccio io”, che il 20 luglio tornerà a Cassino per la sua decima edizione, non sono solo feste. Sono gesti d’amore. Sono ponti. Sono la risposta a tutti quei “no” con un gigantesco “sì, anche tu puoi”.


L’idea è nata dal cuore e dall’esperienza di Paolo, storico ristoratore e anima della pizzeria Mamma Mia, che da anni dedica tempo, energia e passione a creare uno spazio dove tutti i bambini possano sentirsi accolti. Dove mettere le mani in pasta significa fare parte, sentirsi liberi, vivere un momento che profuma di normalità. Anche – e soprattutto – per quei piccoli per cui il glutine è un nemico invisibile ma sempre presente.


La celiachia, per un adulto, è già una sfida. Ma per un bambino, spesso, è un fardello silenzioso che si porta dietro in ogni occasione sociale. A volte significa dover spiegare perché non si può mangiare quella merendina condivisa. Altre, significa sentirsi esclusi da giochi e inviti. E non è raro che, dietro una dieta speciale, si nasconda anche il peso del bullismo.


Ma domenica 20 luglio, in via D’Annunzio a Cassino, tutto questo verrà messo da parte. Lì, davanti a un bancone di legno, farina e pomodoro, ogni bambino sarà uguale all’altro. Impasterà, stenderà la sua pizza, la condirà, la infornerà e la mangerà con l’orgoglio di chi ha fatto tutto da sé. E se è celiaco, potrà farlo in totale sicurezza, grazie a un laboratorio senza glutine certificato, attivo ogni giorno e gestito con la massima cura.


“Per noi il senza glutine è una cosa seria” – spiega Paolo – “ma per loro sarà solo un gioco. Un momento felice. Come deve essere l’infanzia”. A guidarli ci sarà uno staff di oltre venti persone, tutte lì per assicurarsi che ogni bambino si senta visto, aiutato, incoraggiato. Perché quando c’è amore, un forno acceso può diventare un piccolo miracolo.


E a chi pensa che in fondo sia “solo una pizza”, verrebbe da rispondere che no, non è così.

Per quei bambini è molto di più. È libertà. È appartenenza. È riscatto.


E allora, lasciamo che siano loro – i piccoli, i veri protagonisti – a dirlo con le mani sporche di farina e gli occhi pieni di luce: “Mamma, la pizza la faccio io.”

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    Angela Nicoletti

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