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Lettera aperta a quel bambino di Bari che ha visto il padre cadere sotto i colpi dell’odio

  • Immagine del redattore: Angela Nicoletti
    Angela Nicoletti
  • 6 mag
  • Tempo di lettura: 2 min



Caro piccolo, non conosco il tuo nome, ma non riesco a smettere di pensare ai tuoi occhi. Occhi troppo giovani per assistere a qualcosa che neanche un adulto dovrebbe vedere. Sei diventato, tuo malgrado, il testimone innocente di una scena che nessun bambino dovrebbe mai affrontare: tuo padre aggredito, pestato, buttato a terra da un branco cieco di violenza.


Ti ho visto, come tanti altri, in quel video che ha fatto il giro dei social. Ma io non ho guardato con freddezza o curiosità. Ho guardato con un nodo in gola, pensando a mio nipote che ha la tua stessa età. E mi sono chiesto: Cosa avrebbe provato lui? Cosa proveresti tu, che quella scena l’hai vissuta davvero e non puoi semplicemente scorrere oltre?


Ho perso mio padre sette anni fa. Avevo quarant’anni, eppure sento ancora la sua mancanza ogni giorno. La voce che mi manca, il consiglio che non posso più chiedere, quella forza che solo lui sapeva darmi. E tu, che di anni ne hai solo sette, hai avuto il terrore, anche solo per un attimo, che quel punto fermo della tua vita potesse andarsene davanti ai tuoi occhi. Non è giusto. Non è umano. E non è accettabile.


A sette anni si dovrebbe imparare a pedalare senza rotelle, non a sopportare il peso della paura. Si dovrebbe guardare il mondo con fiducia, non con timore. Quella scena, così brutale e insensata, ha colpito non solo tuo padre, ma te. E in un certo senso ha colpito tutti noi. Perché ogni bambino che soffre è una ferita aperta nella coscienza di chi guarda e resta in silenzio.


Vorrei poterti dire che non succederà mai più. Vorrei poterti dire che vivrai in un mondo dove il tifo non diventa violenza, dove le passioni non si trasformano in odio, dove gli uomini non diventano lupi. Ma non posso.


Posso solo dirti che non sei solo. Che c’è chi ha visto, sentito e non dimenticherà. Che c’è chi, come me, ha sentito il dovere di scriverti anche solo per dirti: resisti. Stringiti forte a quel papà che è vivo, che è lì con te, e che nonostante tutto è rimasto in piedi anche per te.


E quando avrai paura, quando l’ombra di quei momenti tornerà a farti tremare, ricordati che sei più forte di ciò che hai visto. Perché l’amore di un padre, anche ferito, resta il rifugio più sicuro. E tu, piccolo, sei la parte più forte di questa storia.


Con tutto il cuore, un’adulta che non ha dimenticato cosa vuol dire essere bambina

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    Angela Nicoletti

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