Tra marmo bollente e bande in agguato: il centro di Cassino non respira più
- Angela Nicoletti
- 14 lug
- Tempo di lettura: 2 min
di Angela Nicoletti
C’era una volta il centro di Cassino. Ci passavano le auto, si parcheggiava (male), si passeggiava (poco), si bestemmiava contro il traffico (tanto). Poi, un giorno, arrivò una decisione che avrebbe dovuto rivoluzionare tutto: pedonalizziamo! E così fu.
Nel giro di poco tempo, Corso della Repubblica è stato trasformato in un’isola pedonale permanente. Una bella idea, direte voi. Ed è vero: è bella. Ma come certi oggetti d’arredo, bella da guardare, meno da usare. Perché questa isola – che più che pedonale è diventata tropicale – oggi è un esperimento urbano degno di uno studio del CNR.
La camminata del fuoco (altro che passeggiata in centro)
Nel bel mezzo di una delle estati più calde degli ultimi anni, con le temperature che sfiorano quelle di Marte, il centro di Cassino si è trasformato in una gigantesca piastra a induzione. Il pavimento riflette il sole dalle 10 del mattino fino all’ora di cena, senza pietà.
Gli alberi? Un ricordo del passato. L’ombra? Una leggenda metropolitana. Le panchine? In marmo, per garantire un’esperienza unica: ti siedi e ti ustioni. Così, per rinfrescarti le idee.
Eppure, nonostante tutto, il Sindaco ha deciso che i negozi possono tenere aperto fino alle 23. Un gesto coraggioso, quasi eroico. Ma con 42 gradi percepiti alle 20, chi esce a comprare un paio di ciabatte? Forse solo chi ha perso una scommessa.
Dove le auto non passano, il buio avanza
E qui arriviamo al secondo problema, quello che non brucia la pelle ma un po’ i nervi sì: la sicurezza.
Pedonalizzare va bene, ma togli le auto, togli i fari, togli la gente, togli tutto… e alla fine cosa resta? Angoli bui, deserti urbani, e bande giovanili che spuntano come funghi dopo la pioggia (se mai dovesse piovere di nuovo). Le telecamere? Pare siano in modalità “stand-by eterno”. Le forze dell’ordine? Ci sono, ma non si può pensare che risolvano tutto loro, soprattutto se la prevenzione è rimasta chiusa nel cassetto insieme al piano B.
Quando il buon senso va in ferie (senza lasciare recapito)
La verità è che questo progetto, seppur nato con intenzioni nobili, è stato realizzato con la leggerezza con cui si ordina una pizza a domicilio. Senza uno studio serio, senza confrontarsi davvero con commercianti e cittadini, senza chiedersi: “Ma se poi fa caldo, che succede?”. Succede che il centro diventa un forno, che i turisti non arrivano, che i negozi si svuotano, che le panchine scottano e che l’unica vera isola – più che pedonale – è quella del disorientamento.
Una città non si disegna con il righello
Cassino meritava (e merita) una rivoluzione urbana, sì, ma fatta con criterio. Con alberi, con spazi verdi, con aree d’ombra, con un po’ di poesia e un po’ di praticità. Non basta chiudere una strada alle auto per dire “abbiamo fatto una città europea”. Serve un pensiero. Un progetto vero. Magari meno “instagrammabile” ma più vivibile. Perché oggi, a guardarla bene, questa isola pedonale sembra più una spiaggia senza mare, dove si suda, si boccheggia e si cerca disperatamente un angolo d’ombra. E magari anche un po’ di buon senso.













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