Zanzare, West Nile e disinfestazioni fantasma: l’altra epidemia è l’incompetenza amministrativa
- Angela Nicoletti
- 23 lug
- Tempo di lettura: 3 min
di Angela Nicoletti
L’Italia è sotto attacco. Ma stavolta non c’entrano guerre, crisi economiche o virus sconosciuti. A farci paura è qualcosa di minuscolo, familiare, che conosciamo fin troppo bene: una zanzara.
Non una qualunque, però. Parliamo della zanzara che trasmette il virus West Nile, un’infezione che fino a qualche anno fa sembrava lontana, quasi esotica, e che oggi colpisce anche qui, nelle nostre città, nei nostri paesi, nei quartieri dove viviamo.
E mentre cresce l’attenzione su questo nuovo incubo estivo, in pochi – davvero pochi – si chiedono perché siamo arrivati a questo punto.
Il virus corre, le zanzare anche
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, nel 2024 si sono registrati oltre 300 casi di infezione da West Nile virus in Italia, con almeno 25 decessi. Il 2025 rischia di superare quei numeri, specie in alcune regioni del Centro e del Nord dove le temperature elevate e l’umidità hanno creato l’habitat perfetto per la proliferazione delle zanzare vettori.
Ma la domanda da porsi è: queste zanzare sono arrivate così, per caso? È solo “colpa” del cambiamento climatico? O forse c’è qualcosa di profondamente sbagliato nella gestione del nostro territorio?
Le disinfestazioni che non si fanno (o si fanno male)
Ogni anno le amministrazioni annunciano piani di disinfestazione “capillari”. Ogni anno vediamo camioncini spruzzare liquidi nelle strade principali. Ma la realtà è molto diversa. In molte zone d’Italia, la lotta alle zanzare si fa con trattamenti deboli, insufficienti, quando non addirittura inesistenti.
Interventi blandi, tardivi, spesso limitati ai quartieri centrali. Le periferie? Le zone agricole? I canali dimenticati, i fossi pieni d’acqua stagnante? Spesso non vengono nemmeno toccati.
E non è un sospetto: diverse inchieste giornalistiche e indagini della magistratura hanno già messo nero su bianco un malcostume diffuso. Appalti per milioni di euro affidati a ditte amiche, fatture gonfiate, controlli inesistenti. In certi casi si è parlato di disinfestazioni raccontate ma mai eseguite. E intanto le zanzare si moltiplicano. E pungono.
Un ambiente lasciato a se stesso
La colpa, certo, non è solo degli insetti. A far paura è l’ambiente che li ospita. Acque stagnanti in aree agricole abbandonate, terreni privati pieni di rifiuti, tombini mai puliti, vasche di raccolta non bonificate da anni. Piccoli dettagli, che sommati tra loro creano un ecosistema perfetto per la diffusione della zanzara Culex, principale vettore del virus.
Chi dovrebbe vigilare? I Comuni. Le Province. Le Regioni. Eppure – salvo rarissime eccezioni – il controllo non c’è. Non si obbligano i privati a bonificare i loro terreni, non si impongono sanzioni a chi lascia che un canale diventi una palude urbana. La natura si prende i suoi spazi, e le zanzare ringraziano.
Quando l’incompetenza diventa pericolosa
C’è un aspetto che in pochi sottolineano, ma che andrebbe affrontato con urgenza. In Italia, ruoli chiave per la gestione ambientale e sanitaria sono spesso affidati a persone non competenti. Assessori all’ambiente con lauree in settori lontanissimi, dirigenti senza formazione specifica, funzionari messi lì per appartenenza politica, non per capacità.
È una situazione assurda. Perché la realtà ci dimostra che ambiente e salute non possono più essere settori di “serie B”. Non si può affrontare un’emergenza climatica con strumenti amministrativi pensati per il secolo scorso. Non si può combattere la diffusione di virus come il West Nile con piani scritti su carta ma mai messi in atto.
E lo stesso discorso vale per la sanità pubblica, spesso lasciata sola ad affrontare l’imprevisto, senza coordinamento con gli enti locali, senza risorse, senza un piano preventivo chiaro.
Chi paga? Sempre i cittadini
E mentre le istituzioni sbagliano, o semplicemente non fanno, i cittadini pagano. Con la paura, con la malattia, in alcuni casi con la vita. Anziani ricoverati per encefaliti, bambini costretti a stare chiusi in casa, famiglie in allerta continua per una puntura che può trasformarsi in tragedia.
Tutto questo poteva essere evitato? Sì. Con un piano serio di prevenzione. Con bonifiche periodiche. Con trattamenti larvicidi mirati e controllati. Con una politica che metta al primo posto la salute pubblica, non i bilanci, non gli appalti, non le poltrone.
È ora di reagire
Di fronte a tutto questo, non possiamo più restare in silenzio. È tempo di chiedere risposte. Di pretendere trasparenza. Di segnalare ciò che non va. Di sapere quanti soldi sono stati spesi per la disinfestazione nei singoli comuni e cosa è stato realmente fatto.
Non si tratta di essere “contro” qualcuno. Si tratta di essere a favore della vita, della salute, del rispetto per il territorio. E di ricordare che la prossima puntura potrebbe riguardare proprio noi o qualcuno che amiamo.
Perché questa non è una semplice zanzara. È il simbolo di un sistema che punisce chi rispetta le regole e protegge chi le ignora. E noi non possiamo più accettarlo.













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